L'Inglese è davvero più facile dell'Italiano?

Perché l'inglese è semplice dove noi siamo complessi, e diabolicamente difficile dove noi siamo logici.

Partiamo da un presupposto che sembra universalmente accettato: l'inglese è "facile", mentre l'italiano è "difficile". È un'affermazione comune, spesso supportata dal fatto che l'inglese è la lingua franca del mondo, e milioni di persone riescono a parlarla a un livello base in tempi relativamente brevi.

Ma se andiamo oltre la superficie, oltre il "Me Tarzan, You Jane", scopriamo che la realtà è molto più sfumata. L'inglese non è "più facile", è semplice in aree dove l'italiano è complesso, ed è diabolicamente complesso dove l'italiano è semplice.

Analizziamo pezzo per pezzo.

Le Parti Variabili (Parte 1): Sostantivi e Aggettivi

Qui l'inglese stravince in semplicità, grazie a due colpi da KO.

1. L'Assenza del Genere Grammaticale In italiano, ogni singolo oggetto ha un sesso: la sedia (femmina), il tavolo (maschio), lo pneumatico (maschio), la mano (femmina). Per chi impara, è un incubo mnemonico. L'inglese ignora completamente questo concetto. The table, the chair, the tire, the hand. Tutto neutro.

2. L'Accordo e il Plurale Di conseguenza, l'inglese elimina anche la seccatura degli accordi. In italiano diciamo: "Le sedie vecchie", "I tavoli vecchi". Articolo, nome e aggettivo devono concordare. In inglese: "The old chair", "The old chairs". L'aggettivo (old) non cambia MAI.

3. L'Articolo L'italiano ha una famiglia di articoli (il, lo, la, i, gli, le, un, uno, una...). L'inglese ha solo "the" per il determinativo e "a/an" per l'indeterminativo.

Da questo primo round, l'inglese esce vincitore per KO tecnico. Sembra non esserci storia. Ma poi...

Le Parti Variabili (Parte 2): I Verbi

E qui le cose cambiano. Se per sostantivi e aggettivi l'inglese è più semplice, sui verbi...è semplicemente diverso.

È vero, la coniugazione italiana è un mostro. Prendiamo "amare": io amo, tu ami, egli ama... (indicativo), che io ami... (congiuntivo), amai... (remoto), amerei... (condizionale). Decine di forme. L'inglese "to love" è semplicissimo: I love, you love, we love, they love. Si aggiunge solo una "-s" alla terza persona (he/she loves).

Sembra facile, no? Ma la semplicità della coniugazione inglese introduce due complicazioni che l'italiano non ha.

1. Il Sistema degli Ausiliari Modali Per esprimere sfumature che noi gestiamo con condizionale o congiuntivo, l'inglese usa i verbi "modali" (can, could, may, might, must, should, will, would). Ognuno ha regole proprie.

2. I Phrasal Verbs Questo è il vero incubo per chi impara l'inglese. L'inglese prende un verbo base (come get, put, take) e gli attacca una preposizione, cambiando totalmente il significato.

  • Give = Dare -> Give up = Arrendersi

  • Look = Guardare -> Look for = Cercare -> Look after = Prendersi cura di

Imparare l'italiano richiede lo studio di regole precise (le coniugazioni); imparare l'inglese richiede lo studio di migliaia di eccezioni e combinazioni (i phrasal verbs).

Le Parti Invariabili: La (quasi) Oasi Felice

Parliamo di avverbi, preposizioni e congiunzioni. Nelle parti invariabili, l'inglese elimina quasi del tutto la complessità grammaticale che caratterizza l'italiano (specialmente con le preposizioni articolate: del, dello, sulla, nei, dagli...).

L'inglese non ha nulla di tutto questo. Le preposizioni sono parole semplici (in, on, at, to, for) che non si fondono mai con l'articolo. La difficoltà qui non è grammaticale (come si forma la parola), ma d'uso (quale parola scegliere: at home, in the car, on the bus).

La Sintassi: L'Ordine Flessibile (Italiano) vs. L'Ordine Rigido (Inglese)

Ora che abbiamo tutti i mattoncini (le parole), vediamo come costruiamo la casa (la frase).

L'italiano è una lingua flessibile. L'inglese è una lingua rigida.

1. La Diktat Inglese: SVO (Soggetto-Verbo-Oggetto) La struttura della frase inglese è quasi sempre: Soggetto - Verbo - Oggetto. The cat eats the fish. L'ordine definisce il significato.

2. La Libertà Italiana (e le sue conseguenze) In italiano, l'ordine è variabile, ma soprattutto possiamo omettere il soggetto.

  • Cosa fai? (Capiamo "Tu")

  • Vado a casa. (Capiamo "Io")

L'inglese deve sempre specificare il soggetto: What do you do?, I go home. Inoltre, deve usare il soggetto fittizio "it" per le frasi impersonali: It is raining. (Piove).

3. La Complicazione Inglese: L'Ausiliare "Do" Per fare domande e negazioni, l'italiano cambia intonazione (Mangi la pizza?) o aggiunge "non" (Non mangi la pizza). L'inglese ha bisogno di un verbo "operaio", l'ausiliare "to do":

  • Domanda: Do you eat pizza?

  • Negazione: You do not (don't) eat pizza. Questo concetto grammaticale per noi non esiste.

In sintesi: l'italiano è più complesso nella sua flessibilità (ordine variabile, soggetto omesso), ma più diretto nel formare frasi. L'inglese è più semplice nella sua struttura base (SVO fisso), ma aggiunge una complessità strutturale (l'uso obbligatorio di "it" e dell'ausiliare "do") che l'italiano non possiede.


La Pronuncia: Il Caos (Inglese) vs. La Regola (Italiano)

Finora abbiamo parlato di grammatica. Ma una lingua è anche suono. Ed è qui che l'italiano si rivela infinitamente più semplice e logico dell'inglese.

L'Italiano è una lingua fonetica. Significa che, una volta imparate poche regole chiare (come suona "C" davanti a E/I vs A/O/U; come suona "GLI" o "SC"), puoi leggere qualsiasi parola scritta e pronunciarla correttamente. La parola "sceneggiatura" può sembrare complessa, ma le sue regole di lettura sono fisse. Se leggi, sai come suona.

L'Inglese è una lingua non-fonetica. È il caos. La scrittura non offre quasi nessuna garanzia sulla pronuncia. È il singolo ostacolo più grande per chiunque impari questa lingua. L'ortografia inglese è un museo di storia che si è fossilizzato secoli fa, mentre la pronuncia continuava a cambiare.

Alcuni esempi classici:

  • Lettere mute: La 'k' in knee (ginocchio) o knife (coltello) non si legge. La 'b' in doubt (dubbio) non si legge. La 's' in island (isola) non si legge.

  • Combinazioni folli: Il gruppo "ough" è l'incubo per eccellenza.

    • Through (attraverso)

    • Tough (duro)

    • Thought (pensiero)

    • Though (sebbene)

    • Bough (ramo) Cinque parole scritte in modo simile, con cinque pronunce completamente diverse.

  • Omofoni: Parole che hanno lo stesso suono ma scrittura diversa (to, too, two; there, their, they're).

In italiano, non c'è quasi mai bisogno di chiedere "Come si pronuncia questa parola?". In inglese, è una domanda costante, anche per i madrelingua di fronte a una parola nuova.


La Conclusione: Allora, chi vince?

Come abbiamo visto, la domanda "È più facile l'inglese o l'italiano?" non ha una risposta unica. È un pareggio, ma su campi diversi.

L'Italiano vince la medaglia della complessità morfologica e grammaticale. La nostra lingua chiede uno sforzo iniziale enorme per padroneggiare le forme delle parole: articoli, generi, plurali, e soprattutto quel sistema verbale intricato fatto di coniugazioni, modi e tempi.

L'Inglese, d'altro canto, sposta tutta la sua complessità su altri tre livelli: la pronuncia/fonetica (un sistema caotico), l'uso contestuale e i phrasal verbs. La grammatica di base è snella: niente generi, plurali semplici, verbi quasi immobili. Ma questa semplicità apparente nasconde un sistema di pronuncia anarchico e la necessità di imparare a memoria migliaia di phrasal verbs e usi delle preposizioni.

In breve:

  • L'Italiano è difficile da imparare subito (la grammatica e la fonetica sono uno scoglio iniziale pieno di regole).

  • L'Inglese è difficile da padroneggiare davvero (la grammatica è facile, ma parlare bene, suonare naturali e capire la pronuncia richiede uno sforzo immenso).Quindi, non scoraggiarti di fronte ai phrasal verbs o alla pronuncia caotica: è lì che si nasconde la vera sfida dell'inglese, non nella sua grammatica di base.

Hai già padroneggiato il complesso sistema italiano; hai tutte le carte in regola per padroneggiare anche le "eccezioni" inglesi. È solo una maratona diversa. 

N.B. L'immagine di questo articolo è generata da Gemini


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